Facciamo Luce su Violetta
West Australian Opera ha aperto il sipario sul capolavoro verdiano La traviata.
Una delle opere più conosciute e amate nella storia, questa produzione nuova di zecca, diretta da Sarah Giles, offre una profonda riflessione femminista sull’opera. Quest’anno, dopo due stagioni alla Queensland Opera e alla State Opera of South Australia, West Australian Opera presenta questa nuovissima e sorprendente produzione.
In preparazione della prima, Sarah Giles ci offre uno scorcio della sua visione.
Cosa ha influenzato maggiormente questa tua produzione?
Ci sono diverse cose. Tutte le volte che ho fatto ricerca su produzioni passate della Traviata, ho reagito in modo negativo verso molte di queste. Non riuscivo a credere a cosa stavo leggendo! Era come se ogni volta non stessi vedendo la vera Violetta, on non stessi leggendo la sua vera storia.
L’opera è tratta dal libro di Alexandre Dumas, La Signora delle Camelie, che lui basò sull’esperienza di vita della cortigiana sua amante, Marie Duplessis. Dopodiché quel libro diventò un dramma teatrale, che fu visto da Verdi e il suo librettista, che a loro volta lo trasformarono in un’opera. Ogni volta abbiamo guardato questa storia dalla prospettiva di questi uomini, ma non l’abbiamo mai vista dalla prospettiva di Violetta. Questo mi ha portato a fare delle ricerche e a trovare il libro di Celeste Mogador, una cortigiana di un periodo simile a quello di Marie Duplessis.
Qual è stata la tua visione su quest’opera?
In questa particolare produzione, ho sempre saputo chiaramente che volevo vedere la storia di Violetta dalla sua prospettiva e capire di più la sua psicologia. Quindi, per metterla in scena e invitare il pubblico a capire la mia ricerca e il mio pensiero, abbiamo creato uno spazio che potesse permetterlo. Quando ho iniziato a lavorare con il costumista e scenografo Charles Davis, volevo che si potesse entrare sia nel mondo pubblico che in quello privato dell’appartamento di Violetta.
Nel preludio, ci sono momenti di musica lunghissimi, ma senza canto, che danno la capacità di aumentare la narrazione. Questo è proprio il bello dell’opera. C’è così tanto spazio per narrare di più, non solo per cantare delle parole!
La traviata è stata messa in scena in tutto il mondo in epoche differenti. Cosa ti ha fatto riportare la tua versione nel diciannovesimo secolo?
Esiste spesso il presupposto che una produzione contemporanea debba avere tutti in jeans, sneakers e t-shirt. È fuorviante, perché una produzione contemporanea può essere ambientata in qualsiasi periodo ed essere comunque incredibilmente attuale per le idee politiche che l’opera riporta. Più spesso che mai, ambientare arbitrariamente un’opera come La traviata ai giorni d’oggi porterebbe a sminuirla. Si può guardare alle idee politiche di oggi tramite il prisma di un’era passata e lo trovo molto utile.
La traviata è conosciuta per le scene di festa, lo sfarzo e gli abiti da ballo. Concordi sul fatto che non sia conosciuta molto per la storia di Violetta?
Follie! È una pazzia che quando tutti pensano alla Traviata ci siano soltanto suntuose scene di festa, abiti, zingarelle e mattadori, una scalinata... Sono proprio tutti questi tropi e presupposti che non colgono il punto dell’opera. Se si riesce a rendere Violetta autentica, se si riesce a trovare la verità del personaggio, allora credo che possa comunicare maggiormente col pubblico. La parola tradizionale è pericolosa per il mondo dell’opera. L’opera lirica non è un artefatto storico, è una forma artistica in carne ed ossa e, per far sì che si allarghi il suo pubblico, bisogna trovare nuove persone che raccontino le sue storie. Penso che tradizionalmente, poche persone regista che si identificano come donne abbiano avuto l’opportunità di lavorare su questa produzione.
Dopo più di 200 anni, perché pensi che questa storia sia ancora attuale?
Il concetto del valore di una donna è davvero pertinente. Mi riferisco al fatto che alcune donne sono più degne di felicità e amore di altre e che mettiamo ancora le donne su una scala progressiva in base a come le giudica la società. Penso che uno degli aspetti che più mi affascina del personaggio sia che Violetta stia internalizzando la misoginia di questo mondo. Lei è un prodotto della sua società. La sua decisione di non perseguire la relazione con Alfredo, in modo che la sorella di Alfredo possa sposare qualcun’altro, è uno dei punti nell’opera in cui tutti tendono a pensare che lei sia proprio una brava ragazza e una buona prostituta. Violetta pensa che, in qualche modo, questa giovane sia più degna di felicità di lei e questo è incredibilmente tragico! È uno degli aspetti del personaggio con cui ho combattuto di più: Come rappresentarlo non come un grande gesto di gentilezza e bontà, ma bensì come un gesto di disprezzo verso sé stessa. Lo fa in modo subliminale perché nemmeno lei è consapevole di farlo.
L’altro fattore è la natura performativa. Lo vedo persino con mia figlia e pensando alla mia infanzia. Alle donne viene insegnato fin dalla tenera età che bisogna fare sentire gli altri a loro agio prima che noi stesse. Me ne sono resa conto molto bene quando qui in Australia tutti erano così arrabbiati con Grace Tame, perché si era rifiutata di sorridere al primo ministro. Ci sono ancora enormi aspettative per cui le donne debbano compiacere gli uomini, mettendoli al primo posto e facendoli sentire a loro agio. Abbiamo ancora tanta strada da fare su questo fronte.
Penso che anche il femminismo intersezionale, dove classe e genere si incrociano, sia una faccenda interessante. Violetta ne è l’esempio. È una persona che non è nata nell’alta società. È cresciuta in estrema povertà ed è una donna. All’età di 16 anni ha deciso che la strada migliore da seguire era quella di vendere il suo corpo. In Francia, all’epoca, si poteva firmare un modulo per far parte del registro per prostitute e, una volta parte di quel registro, non si poteva mai più tornare indietro. Parliamo molto di femminismo, di classi sociali e di razzismo, ma dobbiamo parlare di più del modo in cui queste cose sono intrecciate. Lei canta la celeberrima aria Sempre Libera (... di divertirmi). Nella mia versione non è che lei stia correndo per casa facendo festa, ma è più che altro un mantra per dire “Ho preso una serie di decisioni e ciò che ho adesso è la liberà economica. Guadagno il mio denaro, ho una mia casa. Sono libera. Sono libera e non potrò mai esserlo più di così, perché sono una prostituta, ho firmato il registro, quindi non potrò mai più essere nient’altro”. Nello stesso esatto momento, tre donne che lei sta pagando per servirla entrano in scena.
West Australian Opera presenta La traviata dal 20 al 29 ottobre a His Majesty’s Theatre. Prenota subito.
Scritto da Rebecca Bencivenni